In questo periodo, quando si decide di prendere in affitto una casa, ci si imbatte in un mercato complesso, prezzi alti e scarsa offerta di appartamenti. Gli studenti protestano, le offerte minime per una stanza a Roma sono di € 400/mese in zone periferiche. Ci domandiamo il motivo. Le locazioni brevi e turistiche non rappresentano la causa principale del problema. Non bisogna demonizzare questi strumenti, che incidono in minima parte sul patrimonio immobiliare complessivo. In media, le abitazioni destinate a locazioni brevi costituiscono appena il 2% del totale nazionale, con un massimo del 6% nelle città d’arte.
La ragione principale è rappresentata dall’enorme quantità di abitazioni lasciate vuote dai proprietari. Circa 9 milioni di case sono inutilizzate, una cifra enorme che richiede interventi mirati. Il problema non è la scarsità di abitazioni, ma le motivazioni economiche, fiscali e legali che portano i proprietari a non reimmetterle sul mercato. Per incentivare la riattivazione di queste unità immobiliari, si dovrebbero concedere delle agevolazioni fiscali e tutele più forti per i proprietari, abbassare l’IMU per chi concede l’immobile in locazione con un contratto abitativo ordinario e l’esenzione dalle imposte sui redditi non percepiti nei casi di inquilini morosi.
La ragione principale è rappresentata dall’enorme quantità di abitazioni lasciate vuote dai proprietari. Circa 9 milioni di case sono inutilizzate, una cifra enorme che richiede interventi mirati. Il problema non è la scarsità di abitazioni, ma le motivazioni economiche, fiscali e legali che portano i proprietari a non reimmetterle sul mercato. Per incentivare la riattivazione di queste unità immobiliari, si dovrebbero concedere delle agevolazioni fiscali e tutele più forti per i proprietari, abbassare l’IMU per chi concede l’immobile in locazione con un contratto abitativo ordinario e l’esenzione dalle imposte sui redditi non percepiti nei casi di inquilini morosi.
Il cambio di passo della politica monetaria da parte della Bce sta dando i suoi effetti sui tassi per i mutui che a novembre, secondo il rapporto Abi, sono scesi al 3,23%, rispetto al 3,27% di ottobre 2024, mentre nei primi giorni di dicembre il mercato, con i tassi Euribor e Irs, ha già anticipato le future mosse che secondo alcune stime dovrebbero portare i tassi al 2% a giugno 2025.
Il Decreto Salva Casa 2024 è stato approvato dal Consiglio dei Ministri ed è finalizzato a semplificare le procedure per le lievi difformità negli immobili.
L'IRS a 20 anni per i mutui a tasso fisso è stabile al 2,88% con una diminuzione dello -0,07%.
I mutui a tasso fisso hanno subito un aumento di circa 25 punti base.
La media delle misurazioni mensili dell'indice di riferimento per i mutui a tasso fisso IRS a 20 anni nel corrente mese evidenzia una diminuzione dello -0,07%, stabilizzandosi al 2,88%. L'indice corrispondente per i mutui a tasso variabile nel mese di giugno 2023 registra una media del 3,47%, con un incremento dello 0,10%.
Nonostante gli indici IRS abbiano mantenuto una sostanziale stabilità nel mese di maggio e nei primi giorni di giugno, i mutui a tasso fisso più convenienti hanno subito un aumento di circa 25 punti base a causa della conclusione di alcune promozioni stagionali.
I mutui a tasso fisso hanno subito un aumento di circa 25 punti base.
La media delle misurazioni mensili dell'indice di riferimento per i mutui a tasso fisso IRS a 20 anni nel corrente mese evidenzia una diminuzione dello -0,07%, stabilizzandosi al 2,88%. L'indice corrispondente per i mutui a tasso variabile nel mese di giugno 2023 registra una media del 3,47%, con un incremento dello 0,10%.
Nonostante gli indici IRS abbiano mantenuto una sostanziale stabilità nel mese di maggio e nei primi giorni di giugno, i mutui a tasso fisso più convenienti hanno subito un aumento di circa 25 punti base a causa della conclusione di alcune promozioni stagionali.
La Bce alza di nuovo i tassi, ora al massimo dal 2001
La Banca Centrale Europea ha annunciato l’ottavo rialzo consecutivo dei tassi d’interesse, che raggiungono così il livello massimo dal 2001 nel tentativo di arginare l’inflazione nelle 20 nazioni dell’eurozona.
Il Consiglio direttivo ha deciso di aumentare di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della Bce, così come avvenuto nella scorsa seduta in maggio, confermando le attese degli economisti. (Un punto base equivale a un centesimo di punto percentuale).
Il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principale e i tassi di interesse sulla linea di rifinanziamento marginale e sulla linea di deposito aumentano così rispettivamente al 4%, 4,25% e 3,50%.
L’inflazione è al 6,1% nell’eurozona, mentre in Italia il dato più recente dice che era al 7,6% a maggio, in calo rispetto all’8,2% del mese precedente.
La decisione della Bce è arrivata un giorno dopo quella della Federal Reserve negli Usa, che invece ha deciso di lasciare invariati i tassi, lanciando un segnale che il ciclo di rialzi da parte delle banche centrali del mondo industrializzato potrebbe essere vicino al termine.
In Europa, tuttavia, l’inflazione nei 20 paesi Euro è attualmente più del triplo del 2% che la Bce ha per obiettivo. Per questo motivo, quello di giovedì potrebbe non essere l’ultimo rialzo da parte della banca, che intende così frenare la crescita dei prezzi, pur con il rischio di rallentare la crescita economica. “L’inflazione è in calo ma si prevede che rimarrà troppo alta per troppo tempo”, ha affermato la Bce.
La Banca Centrale Europea ha annunciato l’ottavo rialzo consecutivo dei tassi d’interesse, che raggiungono così il livello massimo dal 2001 nel tentativo di arginare l’inflazione nelle 20 nazioni dell’eurozona.
Il Consiglio direttivo ha deciso di aumentare di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della Bce, così come avvenuto nella scorsa seduta in maggio, confermando le attese degli economisti. (Un punto base equivale a un centesimo di punto percentuale).
Il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principale e i tassi di interesse sulla linea di rifinanziamento marginale e sulla linea di deposito aumentano così rispettivamente al 4%, 4,25% e 3,50%.
L’inflazione è al 6,1% nell’eurozona, mentre in Italia il dato più recente dice che era al 7,6% a maggio, in calo rispetto all’8,2% del mese precedente.
La decisione della Bce è arrivata un giorno dopo quella della Federal Reserve negli Usa, che invece ha deciso di lasciare invariati i tassi, lanciando un segnale che il ciclo di rialzi da parte delle banche centrali del mondo industrializzato potrebbe essere vicino al termine.
In Europa, tuttavia, l’inflazione nei 20 paesi Euro è attualmente più del triplo del 2% che la Bce ha per obiettivo. Per questo motivo, quello di giovedì potrebbe non essere l’ultimo rialzo da parte della banca, che intende così frenare la crescita dei prezzi, pur con il rischio di rallentare la crescita economica. “L’inflazione è in calo ma si prevede che rimarrà troppo alta per troppo tempo”, ha affermato la Bce.
Quando decidi di vendere la tua casa, devi prima pensare a quale agenzia affidarla.